sèraphine louis

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  1. daniela.t
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    sèraphine louis
    La Francia rende omaggio, dopo molti decenni di oblio, a Séraphine Louis, detta Séraphine de Senlis (il suo paese natale), pittrice autodidatta, mistica, “primitiva”, dimenticata dalla critica ufficiale, che attraverso i suoi pennelli “parlava” con gli alberi, i frutti e le foglie, sentendosi ispirata dagli angeli e dalla Madonna.
    Come spesso accade, dopo tanta dimenticanza, ora Séraphine è salita “agli onori” della critica e della popolarità grazie a due eventi contemporanei: una mostra retrospettiva al Museo Maillol di Parigi (in rue de Grenelle, fino al 30 marzo) e un film di Marcel Prevost, che sta ottenendo un grande successo di pubblico e di critica, grazie anche alla toccante interpretazione di Yolande Moreau, che impersona con straordinaria sensibilità e verosimiglianza un personaggio dal destino così singolare e tragico, come appunto quello di Séraphine.
    Che nasce il 3 Settembre del 1884 ad Arcy-sur-Oise, lo stesso anno di Camille Claudel, la grande scultrice, musa e amante infelice dello scultore Auguste Rodin, e come lei subira’ la tragica e umiliante esperienza di reclusione nel manicomio, dove moriranno dimenticate da tutti, sepolte in anonime fosse comuni. Oggi entrambe rivalutate dalla critica e dal pubblico francesi come in una nemesi storica incredibile che le accomuna.
    Certo, Camille Claudel nacque da una famiglia borghese agiata, frequentò scuole qualificate e ambienti artistici che contavano, raggiunse il successo, ma fu divorata dall’amore “terreno” per Rodin, per poi essere ripudiata dalla famiglia.
    Séraphine Louis, invece, proveniva da una famiglia umile e frequentò solo le scuole primarie. Orfana di madre a soli sette anni, cresciuta da una sorella appena più grande di lei, a 13 anni viene mandata a servizio nelle case dei ricchi, utilizzata come “tutto fare” presso le suore del convento di Saint Joseph de Cluny a Senlis.
    Comincia a dipingere naturalmente e istintivamente, senza nessun insegnamento, nel raro rempo libero dalle fatiche quotidiane. L’unico amore che la ispira e’ quello mistico: gli angeli, la Santa Vergine. Secondo alcuni biografi questo suo misticismo fu ispirato dalla contemplazione dei rosoni multicolori della cattedrale gotica di Senlis. Di sicuro, c’e’ che avrebbe voluto prendere i voti, ma le misere condizioni economiche glielo avrebbero impedito.

    Arrivando in Rue de Grenelle, attraverso l’esclusiva Rue de Bac (nel quartiere di Saint Germain) ed entrando nel raffinato museo Maillol (conosciuto anche come Fondazione Dina Vierny, dal nome della compagna e musa ispiratrice dello scultore Maillol, ma anche di Matisse e Bonnard), appena saliti al secondo piano (che ospita l’esposizione) si rimane abbagliati dai colori dei dipinti di Séraphine, talmente fuori dal comune da sentirsi sprofondare in un mondo dalla natura sconosciuta.
    Una passione straordinaria e un “ardore sacro” sembrano scaturire da questi quadri, per lo più grandi tele raffiguranti alberi dalle foglie unite indissolubilmente tra loro, fitte fitte, come a disegnare un tappeto orientaleggiante, come piume di pavone dai colori a volte innaturali, dalle mille sfumatore di verde, turchese, giallo, rosso scuro, blu lucente, come appunto quello delle vetrate medievali.
    I frutti, quasi sempre mele e limoni, hanno una corposità così evidente che viene l’istinto di accarezzarli.
    Si sa che Séraphine viveva un profondo e misterioso senso mistico della vita, ma si resta incantati davanti a queste tele, avvertendo anche una sensualità e una carnalità dirompenti. Sembra incredibile che questa donna, semianalfabeta, non abbia mai vissuto neppure la tenerezza di qualche amore terreno né tanto meno sia stata mai sfiorata dalla passione dei sentimenti.

    Nelle foto, racchiuse dietro le bacheche, Séraphine appare come una donna poco attraente, il viso e il corpo segnati dalla fatica di una vita dura fin da bambina, con le mani grandi e rovinate dai lavori domestici, nei campi e nei lavatoi. Mani però che roiscivano a mischiare con maestria colori ad olio lucenti realizzate con sue miscele “segrete”, che lei non confidò mai a nessuno.
    Sembra che fosse solita miscelare i colori con l’olio delle lampade votive che trovava nelle chiese e che impastasse il tutto con manciate di terra, presa dal cimitero e addirittura con gocce del suo sangue, proveniente da ferite che si procurava da sola, per rendere i suoi colori più “vivi” ed unici. Dipingeva direttamente sulla tela, senza neppure fare degli “schizzi” o disegnando una base con carboncini o altro. La sua firma era quasi indistinguibile tra gli svolazzi, come a nascondere la sua identità di autrice.
    Una “primitiva”, insomma, dal furore artistico mistico e dalla tecnica stupefacente!

    Si rimane affascinati davanti alla bacheca che contiene il suo cofanetto di latta, pieno di colori in tubetti variopinti, e subito l’immaginazione va al segreto di questa donna umile e irriducibile, capace di inventare bouquets floreali dalle forme improbabili.
    E sarà proprio l’intensità e la particolarità dei colori a colpire nel 1912 l’occhio esperto di Wilhelm Uhde, critico e collezionista d’arte tedesco, che aveva affittato una casetta di vacanza proprio a Senlis, attirato dall’armonia e dalla delicatezza del paesaggio e dalla suggestiva architettura della cattedrale, uno dei primi esempi di arte gotica dell’Ile-de-France.
    Uhde si era trasferito a Parigi, qualche anno prima, per seguire la sua vocazione artistica e trascorreva il suo tempo girovagando fra mercatini, botteghe antiquarie e d’arte, caffè e brasseries, frequentati da giovani artisti, alla ricerca di nuovi talenti da scoprire. Fu così che conobbe e portò alla fama giovani pittori come Picasso, Georges Braque, l’autodidatta Rousseau, detto il “Doganiere”, scovando anche alcune opere di Corot, rimaste fino ad allora sconosciute.
    A lui si deve lo studio e la definizione dei “Primitivi moderni” e, in anni successivi, la valorizzazione di pittori di origine modesta e popolare, come André Bauchant, Louis Vivin e Camille Bombois. Fu inevitabile, quindi, che a Senlis i destini dell’umile e goffa “servetta”, assunta per i lavori domestici, considerata un po’ strana dall’intero paese, e il colto e raffinato scopritore di talenti si intrecciassero per sempre.

    Un quadro, raffigurante delle mele, lasciato distrattamente du una sedia di cucina, folgorò il padrone di casa, il cui occhio clinico scorse subito “la maestria di un Cezanne e…la forza espressiva di un Vincent Van Gogh e dei suoi girasoli fiammeggianti...”.
    Inizialmente, Uhde rimase incredulo nell’apprendere che l’autrice di quella natura morta fosse la la sua domestica, così dimessa e solitaria, apparentemente insignificante. Le chiese, quindi, di mostrargli altri suoi dipinti e, sempre più sorpreso, confidò ai suoi amici che “mi fecero la stessa impressione dei primi… Vi traspariva una passione straordinaria, un fervore sacro, un ardore medievale… Un’armonia e una potenza incredibile dei colori… Un’intensità di sentimenti e una spiritualità quasi soprannaturale e inaccessibile, senza limiti…”.
    Séraphine dipingeva quasi esclusivamente foglie, alberi, rami, frutta, inventando una botanica tutta sua, speciale, che nella realtà non esiste come noi l’intendiamo. Uhde le procurò materiali e soldi, la incoraggiò a dedicarsi esclusivamente a questa attività e lei, riconoscente, si affidò al suo “pigmalione”, dotata com’era di un’intelligenza vivace e di una concentrazione straordinarie. Acquisisce così pian piano, attraverso la pratica artistica costante, una ragione di vita e un equilibrio sconosciuti sino ad allora. Ma lo scoppio della Prima Guerra mondiale interrompe bruscamente questo legame spirituale ed artistico tra l’artista e il mecenate.
    Uhde deve abbandonare la Francia e Séraphine! Torna solo nel 1924, ma gran parte della sua collezione e’ andata dispersa e la vita artistica di molti pittori da lui scoperti ha preso strade autonome. Alcune opere di Picasso, Braque e Rousseau, pagate a suo tempo appena 10 franchi sono arrivate a quotazioni di almeno 300 mila franchi, dopo la Grande Guerra.
    Diversa e’ la sorte di Séraphine che Uhde ritrova sempre a Senlis, anni dopo, umile e sprovveduta come l’aveva lasciata, ma sempre geniale e con lo sguardo ancora più disorientato.
    Lei dipinge, mangia, e dorme in una modesta cameretta, e si deve difendere dalle maldicenze delle “donne perbene” che, con arroganza, deplorano quella sua strana vita da “servetta”, senza istruzione né famiglia, che pretende di acquisire una dignità da artista.
    Un vero e proprio “oltraggio” alla grigia e benpensante vita borghese, una sfida alla morale corrente!
    Uhde le offre di nuovo la sua “protezione” e le procura il necessario per vivere e per dipingere. Gli anni tra il ’27 e il ’32 sono dunque i più fecondi, e Undhe cerca di trovarle compratori e gallerie disposte ad esporre i suoi quadri. Ma la crisi economica di quegli anni rende le sue condizioni di vita non sempre facili, mentre il mondo di Séraphine si separa sempre più da quello reale e concreto.
    L’indifferenza alle cose materiali della vita e la solitudine che erano stati gli elementi ispiratori della sua arte, il suo mondo interiore, la inghiottono sempre di più, separandola progressivamente dalla realtà. I suoi squilibri diventano sempre più evidenti, spesso si aggira di porta in porta annunciando la fine del mondo, e si lascia andare in pubblico a manifestazioni inconsuete. Si sente perseguitata!

    Il 31 gennaio del 1932 Séraphine viene condotta dai gendarmi in ospedale. La sentenza poi emessa definitivamente fu di: “delirio, allucinazioni psico-sensoriali, tanto profonde della sensibilità…”. Il 29 febbraio di quell’anno fu internata nell’ospedale psichiatrico di Clermont-de-l’Oise. Lo stesso anno, le opere vennero esposte a Parigi nella mostra “Les primitifs modernes”.
    Tra il 1937 eil ’38 i suoi quadri furono esposti alla mostra “Les maitres popoulairs de la realité” a Parigi, a Zurigo e al MOMA di New York. Nel 1942 c’è l’esposizione “Les primitifs du XX° siécle” a Parigi, mentre lei muore, il 18 dicembre, nell’ospedale psichiatrico di Clermont-de-l’Oise. Ha 78 anni, verra’ interrata nella fossa comune.
    Nel 1949, Uhde rendera’ omaggio alla sua memoria con una mostra interamente dedicata a lei presso la Galerie de France a Parigi.

    Ammirando le tele esposte nel Museo Maillol ci si chiede se la “follia” di Séraphine che l’ha fatta piombare nella notte buia di una “sepolta viva” sia stato il passaggio obbligato per arrivare a questi capolavori.
    Cercando di decifrare quegli intrecci intriganti e segreti di fiori, rami e foglie, che sembrano piume di pavone, mentre l’occhio si perde fra le mille sfumature di verdi, turchesi, gialli, rossi e azzurri lucenti, e si cerca fra i mille riccioli di petali la firma di Séraphine, che si mimetizza nei suoi dipinti, la mente corre ad interpretare i segreti della sua personalità e della sua anima, racchiusi in quei bouquets, che incantano e ammaliano i visitatori.
    Sembra quasi impossibile che sia stata un’autodidatta, semianalfabeta ad aver dipinto oli su tela alti quasi due metri come “les grandes margherites”, “l’arbre du Paradis”, “les grappes de raisin”, “l’arbre de vie”, che sembrano un inno alla vita e alla gioia.
    Ed è difficile pensare che questa luce intensa, che i suoi quadri diffondono, abbiano potuto precipitare la sua autrice nel “lato oscuro” della mente.






    26/01/2009

    Edited by alfonso1953 - 19/7/2009, 10:22
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  2. daniela.t
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    un'altra opera della sfortunata artista..

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  3. martins
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    Danila ti ringrazio per avermi informato di questa retrospettiva.
    La storia dell'arte è piena di queste tristi storie di vita, se poi poniamo la luce sulla situazione delle donne allora le cose si fanno ancora più tristi.
    Le donne hanno sofferto e soffrono ancora di pesanti discriminazioni sociali, accusate di isteria e pazzia spesso hanno avuto come punizione l'isolamento o peggio l'internamento che come si sa all'inizio del XIX secolo non era proprio il meglio che ti potesse capitare.
    A volte però penso che la creatività è sempre connessa con un profondo dolore dell'anima, è il dolore che cerca di essere espesso e comunicato, in qualche modo condiviso.
     
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  4. daniela.t
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    sono daccordo con te,martins..ho trovato la notizia su una rivista dal dottore,stamattina,ho letto brevemente la storia e mi sn segnata il nome,mi ha colpito molto.Ho cercato approfondimenti su google ed è venuta fuori questa triste biografia..l'arte e la raffinatezza che non hanno come base lo studio,l'agiatezza,ma la sofferenza e la malattia,la solitudine e l'incomprensione..

    è incredibile la differenza tra quello che si appare e quello che si è davvero,si nascondono tesori di immenso valore là dove nessuno andrebbe mai a cercare..chi può dire che non abbia mai provato sentimenti,li teneva racchiusi,li esponeva su tela,li ha vissuti anche se nel modo sbagliato..
     
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3 replies since 16/4/2009, 10:34   567 views
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