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Francesco Guccini è nato a Modena il 4 Giugno 1940, ma a causa della guerra ha trascorso la sua infanzia a Pavana sull'Appennino Pistoiese.
Ha frequentato l'istituto magistrale a Modena e la facoltà di magistero lettere a Bologna città nella quale si è trasferito nel 1960 e dove tuttora abita.
Ha fatto per due anni il cronista per la Gazzetta di Modena e per vent' anni ha insegnato la lingua italiana all' università americana con sede a Bologna.
Ha iniziato a scrivere canzoni alla fine degli anni '50, a metà degli anni '60 è uscito il suo primo L.P.
Due anni dopo (1970), è il secondo album di Francesco Guccini che sulla copertina del disco continua a figurare semplicemente come "Francesco".
Lui e lei Una canzone semplice che parla dell'amore di due giovani che riescono a sconfiggere la routine di tutti i giorni che una lunga storia può comportare.
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Il bello
Di mamme ce n'è una sola
La Genesi
Fantoni Cesira
Talkin' sul sesso
La fiera di San Lazzaro
Stanze di vita quotidiana (1974) è il sesto album di Francesco Guccini.
Riccardo Bertoncelli scrisse all'epoca, commentando questo sfortunato album: "Guccini se ne esce fuori con un disco all'anno, ma si vede che ormai non ha più niente da dire"; a questa recensione Guccini rispose scrivendo la canzone L'avvelenata.
Le canzoni sono tutte di Francesco Guccini e sono state scritte tra il settembre 1972 (Canzone delle osterie di fuori porta) e l'agosto 1973 (Canzone delle situazioni differenti)
Canzone delle osterie di fuori porta
Canzone della triste rinuncia
Canzone della vita quotidiana
Canzone per Piero
Canzone delle ragazze che se ne vanno
Canzone delle situazioni differenti
Canzone Della Vita Quotidiana
Via Paolo Fabbri 43 (1976) è il settimo album di Francesco Guccini.
"Via Paolo Fabbri 43", oltre ad essere il titolo di una canzone e dell'album, è l'indirizzo di quella che all'epoca in cui il disco fu pubblicato era l'abitazione di Guccini. La via è intitolata all'antifascista e partigiano Paolo Fabbri. Il cantautore trascorre ancora parte del suo tempo nella casa bolognese, sebbene usi ritirarsi sempre più frequentemente nell'altra abitazione che ha a Pàvana, presso Sambuca Pistoiese.
Piccola storia ignobile «Piccola storia ignobile è una canzone sull'aborto. Era tanto che ci pensavo, avevo timore di dire cose non giuste, e non ho inventato allora un tema ed una storia, ma ho messo assieme tante storie che mi hanno raccontato cercando di ricavarne una storia tipica, esemplare.»
Canzone di notte n.2
In questa canzone Guccini, nel "vestire una risata" si oppone ad ogni forma di potere che scelga di imporsi con la violenza e il ricatto morale. Dalle parole dell'autore: «Una canzone notturna, cioè pensata di notte e che contiene, mi accorgo, molti miei tic notturni, come il vino e gli amici. Questo non è un luogo comune, ma un tipo di ambiente e di vita, e soprattutto una certa Bologna.»
L' avvelenata
Via Paolo Fabbri 43
È una canzone che ci mostra un Guccini in presa diretta, senza il filtro della memoria, o del racconto di storie altrui, con un tono fortemente caustico e divertito. Sulla canzone dice «un gioco, una risata, una presa in giro, una canzone piena di cose e di scherzi, e l'ironia è soprattutto su di me, sui miei "se fossi, se facessi" che a volte forse sono solo scuse per non essere e non fare. La canzone vuole essere un invito a essere di più e a fare di più.»
Canzone quasi d'amore
Anche questa è per così dire un invettiva: Guccini rivendica infatti nella canzone il diritto di non dover "cercare parole che non trovo", rivendica la scelta di non dover dire "cose vecchie con il vestito nuovo", non nasconde di saper raccontare solo "il vuoto che al solito ho di dentro". Nelle note di introduzione al disco dice: «non è una canzone d'amore, è un cercare di prendere coscienza del fare una canzone, del come e perché si usano certi temi ricorrenti piuttosto che altri, del come e perché si usano certe parole invece che altre».
Il pensionato
«Il pensionato è uno dei miei soliti ritratti di diversi, di emarginati perché ultimi residui di una cultura che sta scomparendo.»
Odeon Raro - Rai uno con L'avvelenata
Amerigo è l'ottavo album di Francesco Guccini, pubblicato nel 1978.
Amerigo
Libera nos Domine
100, Pennsylvania Ave.
Eskimo
Le cinque anatre
Mondo nuovo
Tutte le canzoni sono di Francesco Guccini, ad eccezione di Mondo nuovo (musica di Pietro Guccini).
Eskimo
Metropolis (1981) è il decimo album di Francesco Guccini.
Tutte le canzoni sono di Francesco Guccini ad eccezione di Venezia (Biggi - Guccini - Alloisio) e Milano (Poveri bimbi di) (Guccini - Alloisio - Guccini).
Bisanzio
Venezia
Antenòr
Bologna
Lager
Black-out
Milano (Poveri bimbi di)
Bologna
Black-Out
Guccini (1983) è l'undicesimo album di Francesco Guccini.
Il tema principale del album è l'inutilità del viaggio come mezzo di conoscenza.
Superlativo, come al solito nelle composizioni gucciniane, è l'uso della metrica, magistralmente combaciante con le esigenze ritmiche della struttura musicale (le eleganti rime e strofe che rimandano le apocopi, anche infra verso, le frequenti inversioni sintattiche, le raffinate rime al mezzo, gli endecasillabi perfetti di tipo novecentesco...).
Tra le canzoni di questo disco spicca Autogrill (dove è evidente l'influenza di Borges), che narra di un amore solo sfiorato. La narrazione è quasi irreale, tutto pare sospeso in un non precisato contesto cronotopico lontano dallo scorrere naturale e oggettivo degli eventi. I registri temporali sono due, il presente e una dimensione, parallela ma "aliena", che non viene precisamente definita. I due topos temporali si mescolano confondendo così la percezione dell'ascoltatore sovrastato dal frenetico susseguirsi degli eventi.
La canzone, come la definisce Paolo Jachia, "splende di luce vivissima ed è in tutto e per tutto una epifania, una breve apparizione del magico nell'altrove". In essa il dettato del pensiero pare sovrapporsi all'analisi analitica e funzionale della realtà risultando così estremamente "surreale".
Autogrill
Argentina
Gulliver
Shomèr ma mi-llailah?
Inutile
Gli amici
Autogrill
Signora Bovary (1987) è il tredicesimo album di Francesco Guccini.
Nel disco hanno suonato Juan Carlos "Flaco" Biondini (chitarre), Ares Tavolazzi (basso e contrabbasso), Ellade Bandini (batteria), Vince Tempera (pianoforte e tastiere), Antonio Marangolo (sax), Juan José Mosalini (bandoneon in "Scirocco").
Tutte le canzoni sono di Guccini, ad eccezione di "Scirocco" (Guccini - Biondini - Guccini) e "Keaton" (Lolli - Guccini - Lolli).
Il titolo riprende quello del celebre romanzo Madame Bovary di Gustave Flaubert.
Scirocco
Signora Bovary
Van Loon
Culodritto
Keaton
Le piogge d'aprile
Canzone di notte N°3
"Culodritto" è una canzone dedicata a sua figlia Teresa allora bambina.
«"Van Loon" è dedicata a mio padre, che leggeva le opere di questo Piero Angela dei suoi tempi, cioè gli anni '30. Van Loon era un olandese (o un fiammingo, non ricordo bene) divulgatore di storia, geografia e umanità varia, i cui scritti si trovavano di frequente nelle case di chi, come mio padre, aveva molti interessi ma non aveva avuto l'occasione e i soldi per studiare. Una canzone molto intensa che ho provato più volte a inserire nella scaletta dei miei concerti. La provo e poi sono costretto a rimetterla via. Non riesco a farla senza star male e piangere, perché, nel frattempo, mio padre è morto» (Un altro giorno è andato, Giunti, Firenze 1999). «Un autore dunque degli anni Trenta, Quaranta, uno scrittore della generazione dei nostri padri: io l'ho identificato con quella generazione che da giovane pensi fatta di perdenti. Ma crescendo ti accorgi che tuo padre non era un perdente, era semplicemente uno costretto a vivere così. Da giovani si pensa che mai si scenderà a compromessi, che nessuno potrà costringerci. Col tempo si cambia idea. (...) Più l'età si allunga e più capisci quei padri che anni prima avevi rifiutato o combattuto, soprattutto perché le loro sconfitte sono diventate poi anche le tue e così le piccole, tempo prima non riconoscibili, vittorie» (da un'intervista)
La canzone "Keaton" è scritta da Claudio Lolli, Guccini apportò alcune modifiche testuali così da cofirmarla. Lolli cantautore politicizzato del panorama bolognese aveva trovato difficoltà nel pubblicare una traccia così lunga, l'amico Guccini che si innamorò immediatamente del testo decise di inserirla nel proprio album che di li a poco sarebbe stato pubblicato.
Scirocco
Signora Bovary e Culodritto
Quello che non... (1990) è il quindicesimo album di Francesco Guccini.
Nel disco hanno suonato Ares Tavolazzi (basso e contrabbasso), Vince Tempera (piano e tastiere), Juan Carlos Biondini (chitarre), Ellade Bandini (percussioni), Roberto Manuzzi (armonica e sassofoni) e Roberto Marchiò (violino).
Le canzoni sono di Guccini ad eccezione di "Ballando con una sconosciuta" (Guccini - Lolli - Biondini - Lolli), "Le ragazze della notte" (Guccini - Biondini - Guccini), "Cencio" (Guccini - Biondini - Guccini) e "Æmilia" (Guccini - Dalla).
Quello che non...
Canzone delle domande consuete
Canzone per Anna una canzone che parla dei rimorsi di una donna, che in un blues malinconico viene evocata desolatamente sola ('pensi ad un figlio temuto, che ora non hai'). L'unica consolazione per lei, il sonno che giunge a poco a poco, dopo un programma divertente e una tisana aromatica e bollente
Ballando con una sconosciuta
Le ragazze della notte Forse le Anna di domani, giovani che si arrangiano la vita ad tenere compagnia a personaggi loschi con 'pacchi di soldi mal guadagnati'.Non si tratta neessariamente di prostitute, quanto piuttosto di 'entreneuses' di night-club
Tango per due lui biella-stantuffo-leva-muscoli-grinta-officina-sole, lei quiete-chitatta-vela-segreti-donna-calore-viole, la descrizione in breve di una coppia che tanti anni dopo, stando una sera a cena, rappresenta ancora una vita vissuta accanto, 'partenze e ritorni, fortezza e catena
Cencio :in una lunga narrazione Guccini ricorda l'amico Cencio ('il nano'), compagno di adolescenza e disperatamente alla ricerca di un'identità che lo facesse sentire accettato dagli altri. L'avrà alfine trovata, si chiede Guccini? La sconsolante e languida frase finale (s'ciao giovinezza) chiude una delle più belle canzoni del suo repertorio Æmilia
Emilia
La canzone "Æmilia" era già stata incisa nel 1988 da Guccini insieme a Lucio Dalla e Gianni Morandi nell'album dei due intitolato "Dalla Morandi".
Parnassius Guccinii (1993) è il sedicesimo album di Francesco Guccini.
Il nome, così come l'immagine di copertina, è quello della omonima farfalla presente nell'Appennino tosco-emiliano e descritta per la prima volta nel 1992 da Giovanni Sala che ha voluto dedicarla "per gratitudine" al cantautore modenese.
Una canzone dell'album Farewell, è dedicata alla compagna Angela, la madre di sua figlia Teresa, con cui si era appena lasciato; viene citata, alla fine della terza strofa, un brano di Farewell Angelina di Bob Dylan, per la precisione i versi "The triangle tingles And the trumpet play slow", appunto per richiamare, ma in maniera non palese, il nome di Angela.
Dovevo fare del cinema e Parole erano già state incise nel 1981 da Gian Piero Alloisio nel suo unico disco solista, Dovevo fare del cinema.
Questo album è stato premiato con il prestigioso premio Tenco.
Canzone per Silvia
Acque
Samantha
Farewell
Nostra signora dell'ipocrisia
Dovevo fare del cinema
Non bisognerebbe
Luna fortuna
Parole
Canzone per Silvia
Samantha
D'amore di morte e di altre sciocchezze è il diciassettesimo album di Francesco Guccini.
Tutti i testi sono del cantautore, tranne "Cirano" (scritta da Beppe Dati ma cofirmata da Guccini che ha eseguito alcune modifiche al testo), mentre le musiche sono state realizzate da Guccini tranne "Il caduto", scritta da Juan Carlos Biondini, "Cirano", di Giancarlo Bigazzi e "Il matto", opera di Ares Tavolazzi.
L'album è stato dedicato a "Victor" (bassista del gruppo Equipe 84 con cui Guccini aveva suonato nel gruppo I Gatti) e a Bonvi (il noto fumettista, creatore di Sturmtruppen). Entrambi erano amici d'infanzia di Guccini ed entrambi sono prematuramente scomparsi poco prima dell'uscita del disco.
Hanno suonato e partecipato all'album: Ellade Bandini (batteria e percussioni), Juan Carlos «Flaco» Biondini (chitarre), Lele Chiodi (seconda voce in Canzone delle colombe e del fiore), Roberto Manuzzi (sax baritono, armonica e tastiere), Antonio Marangolo (sax tenore e sax soprano), Ares Tavolazzi (contrabbasso e basso), Vince Tempera (pianoforte e tastiere) e il Coro Stelutis di Bologna diretto da Giorgio Vacchi ne "Il caduto".
Nella copertina c'è una foto di Guccini serio e imbronciato che si confronta con i manifesti del Guccini di venti anni prima che stanno sullo sfondo.
Lettera
Vorrei
Quattro stracci
Stelle
Canzone delle colombe e del fiore
Il caduto
Cirano (testo: Beppe Dati, Francesco Guccini; musica: Giancarlo Bigazzi)
Il matto
I fichi
È stato inciso anche su vinile, in 4000 copie.
"Lettera" è una ballata un po' rock che anticipa i temi trattati nel'album, l'amore, la morte e le schiocchezze della vita (come dice il titolo dell'album). Il testo della canzone riporta immagini e impressioni della vita e alla fine diventa più angoscioso e triste, ma ciò è dovuto al fatto che l'autore aveva appena perso due amici importanti.
L'album non è, però, intriso di rassegnazione e tristezza, anzi, scorre tranquillo e gioioso fino all'ultima traccia che ricorda un po' la frivolezza de "L'opera buffa". La gioia e l'entusiasmo dell'innamoramento è, infatti, il tema di '"Vorrei", dedicata alla nuova compagna, Raffaella.
"Quattro stracci" è una ballata folk-rock autobiografica che parla dell'amore per Angela (la madre dell'unica figlia di Guccini, Teresa, a cui il cantautore aveva già dedicato nel disco precedente "Farewell"), un amore ormai finito a causa della troppa distanza tra la schiettezza dell'autore e certe superficialità fintamente intellettuali della donna un tempo amata.
Un tema tipicamente gucciniano è quello di "Stelle", in cui l'incanto davanti al cielo stellato è turbato dal senso della piccolezza dell'uomo che ci si perde dentro l'infinità del cielo.
Altra canzone d'amore nell'album è la "Canzone delle colombe e del fiore", traccia che precede "Il caduto" dove ritorna il tema della morte, infatti, il brano è il lamento postumo di un montanaro che si duole di essere sepolto in un'anonima pianura da dove non si vede il profilo di un monte e dove perfino la neve è diversa da quella che lui ha conosciuto.
Il brano più osannato del disco è "Cirano" che oltre ad essere un pezzo d'amore, rappresenta anche una cruda e impietosa invettiva contro il mondo di quelli "con il naso corto", il solito gregge amorfo e conformista. Chiaramente ispirato all'opera teatrale "Cyrano de Bergerac" di Rostand, Guccini come spesso fa, parte da un ispirazione letteraria del passato per parlare della modernità. Cirano rimane da solo, ma l'amore per Rossana saprà vincere anche la sua apparente durezza e cattiveria.
Con "Il matto" l'atmosfera si fa più scanzonata e si arriva a "I fichi" registrata live, al contrario di tutto il disco. Questa canzone è un autentico pezzo da cabaret spassoso e scanzonato. Ecco che le sciocchezze anticipate nel titolo esplodono con forza e prendono il sopravvento facendo da contrappeso alla serietà dei testi precedenti, carichi di significati e straripanti di idee.
"I fichi", infine, è una canzone che risale al 1976 (fu eseguita in quell'anno da Guccini in televisione a "Televacca", lo storico programma di Roberto Benigni), è stata registrato dal vivo, e il suo testo non è riportato nel libretto dell'album.
Cirano
Stagioni (2000) è il diciannovesimo album di Francesco Guccini.
Questo è un disco sul passato o, se si vuole, sul tempo che passa, sul susseguirsi delle stagioni. Tra le quattro stagioni manca però l'estate. Guccini in un'intervista dice di aver tentato di scriverne una, ma non ne veniva fuori niente e allora ha lasciato perdere. Come ha detto nella stessa intervista: «l'estate è il tempo della spensieratezza, della dimenticanza. (...) Stagioni è un disco poco spensierato. Tristezza? C'è sempre stata, in ogni mio disco. Però, (...) non è mai resa. Può essere amarezza, delusione, sdegno ma non rinuncia. Il crepuscolarismo c'è in Autunno, ma non c'è assolutamente in Addio, che è una risposta a secco, decisa, chiara anche violenta». Non è quindi un caso che Addio sembri quasi una prosecuzione ideale de L'Avvelenata. Cambia il tono, meno personale (anche se è sempre il cantante a parlare in prima persona), cambia il testo, decisamente più fluido e maturo, ma resta una coerenza di fondo tra questi due momenti così distanti.
Addio (Intro)
Stagioni
Autunno
E un giorno...
Ho ancora la forza
Inverno '60
Don Chisciotte
Primavera '59
Addio
È stato inciso anche su vinile, a tiratura limitata.
La canzone Stagioni parla di Ernesto "Che" Guevara ed ha avuto una genesi abbastanza singolare. Guccini dice di aver scritto una strofa nel 1967 dopo aver saputo della morte del rivoluzionario argentino. Una sera, sul finire degli anni '90, la canta - assieme ad altre canzoni mai incise - a casa di amici. E piace, molto. Poi, ad un suo concerto, vedendo dei ragazzi con la maglietta del Che decide di dedicare loro quella strofa: «è 'venuto giù' il Palasport. Tutti mi hanno detto che non sarebbe stato male finire la canzone. È stata dura: sono dovuto tornare indietro con un lungo flash-back, creando un parallelo tra quella generazione e questa (..) ho scritto questa canzone Perché sentivo il forte bisogno, in un momento in cui la sinistra è contestata e - soprattutto - contrastata, di riaffermare il mio credo (...) io sono di sinistra, non sono un reazionario, non mi sono arreso. Devo però ammettere che, se non fossi stato spinto, non avrei mai concluso Stagioni».
La canzone E un giorno... è una sorta di lettera per sua figlia Teresa a cui, bambina, aveva dedicato la canzone Culodritto pubblicata in Signora Bovary.
E un giorno...
Ritratti (2004) è il ventesimo album di Francesco Guccini.
Nel disco hanno suonato: Vince Tempera (pianoforte e tastiere), Antonio Marangolo (sax e percussioni), Roberto Manuzzi (sax, tastiere e armonica a bocca), Ares Tavolazzi (basso e contrabbasso), Juan Carlos "Flaco" Biondini (chitarre, cori e bouzouki), Ellade Bandini (batteria), Daniele Di Bonaventura (bandoneon) e Giancarlo Bianchetti (chitarra ritmica in "Odysseus").
Tutte le canzoni sono di Guccini ad eccezione di: "Canzone per il Che" (testo di Manuel Vázquez Montalbán e Francesco Guccini - musica di Juan Carlos Biondini), "Cristoforo Colombo" (testo di Francesco Guccini e Giuseppe Dati - musica di Giuseppe Dati e Marco Fontana), "Certo non sai" (testo di Francesco Guccini - musica di Antonio Marangolo), "La żiatta" (musica e testo originali di Joan Manuel Serrat - testo modenese di Francesco Guccini).
Odysseus
Una canzone
Canzone per il Che
Piazza Alimonda
Vite
Cristoforo Colombo
Certo non sai
La żiatta (La tieta)
La tua libertà
La żiatta
Canzone per il Che
The Platinum Collection è un album di Francesco Guccini pubblicato nel 2006. La raccolta è formata da tre CD contenenti una selezione di 47 canzoni inserite in ordine cronologico. Il triplo contiene anche un libretto la cui presentazione è firmata da Massimo Cotto. Alla conclusione del terzo CD è presente un brano, Le belle domeniche pubblicato nel 1975 nell'antologia collettiva Grand'Italia.
CD 1
Noi non ci saremo - 5:13
In morte di S.F. (Canzone per un'amica) - 3:37
Auschwitz - 4:37
Statale 17 - 3:08
Due anni dopo - 3:40
Vedi cara - 4:51
L'isola non trovata - 2:45
Un altro giorno è andato - 4:13
Asia - 5:10
La locomotiva - 8:16
Canzone dei dodici mesi - 7:01
Piccola città - 4:33
Incontro - 3:37
Il vecchio e il bambino - 4:19
Canzone della bambina portoghese - 5:30
Canzone delle osterie di fuori porta - 6:03
CD 2
L'avvelenata - 4:39
Canzone di notte n. 2 - 4:56
Via Paolo Fabbri 43 - 8:13
Amerigo - 6:57
Libera nos domine - 4:31
Le cinque anatre - 3:43
Eskimo - 8:15
Bisanzio - 5:10
Venezia - 4:02
Bologna - 4:40
Autogrill - 4:26
Gli amici - 4:42
Scirocco - 5:17
Signora Bovary - 4:06
Van Loon - 5:43
CD 3
Quello che non... - 4:25
Canzone delle domande consuete - 3:29
Farewell - 5:13
Samantha - 5:18
Lettera - 4:19
Vorrei - 5:18
Quattro stracci - 4:09
Cirano - 6:38
Addio - 4:07
Stagioni - 6:09
E un giorno... - 5:24
Don Chisciotte - 5:59
Una canzone - 4:35
Odysseus - 4:26
Piazza Alimonda - 5:51
Le belle domeniche - 3:08
Don Chisciotte
Elena
Tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Francesco_Guccini
e http://www.francescoguccini.it/francesco_guccini.htm. -
selvaggia59.
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Bellissimo........grazie . -
ollaig.
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Sono contenta che ti piace, Guccini è un poeta ed è uno dei miei preferiti
Elena. -
selvaggia59.
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CITAZIONE (ollaig @ 20/9/2007, 14:28)Sono contenta che ti piace, Guccini è un poeta ed è uno dei miei preferiti
Elena
Sono daccordo
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MarioMossa16.
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Salve! Sto curando un saggio su Guccini e mi servirebbe il vostro aiuto: come si dice in un intervento qui sopra, Guccini scrisse Incontro sul treno di ritorno per Bologna. Ricordo di aver letto questa dichiarazione in un intervista, solo che non ricordo quale! Visto che su questo forum il mio ricordo ha trovato conferma (a quanto pare, l'unica sul web), mi chiedevo se potevate indicarmi la vostra fonte. E' molto importante, altrimenti non posso inserire questo aneddoto fondamentale per l'analisi che sto facendo del brano. Basterebbe anche solo il link di provenienza! Grazie in anticipo buona giornata .