GRUPPI DI AUTO-MUTUO-AIUTO PER PERSONE CHE SI SENTONO SOLE

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  1. alfonso1953
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    Cos’è un gruppo di auto-mutuo-aiuto Un gruppo di auto-mutuo-aiuto è un gruppo composto da persone accomunate dal desiderio di superare lo stesso disagio psicologico. Tale disagio viene affrontato ed elaborato in prima persona attraverso il confronto, la condivisione e lo scambio di informazioni, emozioni, esperienze e problemi. Nel gruppo di auto-mutuo-aiuto si ascolta e si è ascoltati, senza pregiudizi, in un clima armonioso in cui si scoprono e si potenziano le proprie risorse interiori. Tale gruppo si autogestisce seguendo un sistema condiviso di obiettivi, regole e valori;rivolge una particolare attenzione alle origini sociali dei problemi senza però trascurare i fattori individuali, incrementando le capacità relative alla sfera emotiva e interpersonale.
    Chi sono le persone che si sentono sole.
    Chi non si sente in sintonia con l’ambiente che lo circonda. Chi, quando si trova insieme agli altri, avverte un distacco emotivo e la difficoltà a comunicare. Chi sente di non riuscire ad esprimere a pieno se stesso in famiglia o nell’ambiente di lavoro. Chi vive la depressione, l’insicurezza, l’ansia, il panico, la malinconia, il dolore…sentendosi così una persona esclusa rispetto a chi, forse, vive gli stessi problemi ma non ha il coraggio di esprimerli. E’ la persona che vive un problema che la fa sentire ancora più sola e diversa. Tenersi tutto dentro aggrava solo tale problema.


    Chi è il facilitatore.

    Il facilitatore è il partecipante al gruppo che agevolando i rapporti tra le persone aiuta il gruppo a raggiungere con efficacia i propri obbiettivi. Nel caso di questo particolare tipo di gruppo il facilitatore della comunicazione ha il peculiare compito di riuscire a cogliere e riportare al gruppo, in termini espliciti e comprensibili, quei contenuti emotivi che non vengono comunicati esplicitamente nella discussione dai membri, ma che invece contraddistinguono profondamente gli scambi relazionali all’interno della dimensione gruppale di questa esperienza. Tutto questo al fine di dare il maggiore senso di completezza agli incontri perché nulla di ciò che viene vissuto all’interno del gruppo vada perso o non utilizzato al meglio in base alle esigenze di ognuno dei partecipanti.


    Cosa può offrire un gruppo di auto-mutuo-aiuto.

    Un gruppo di auto-mutuo-aiuto non è un gruppo terapeutico. E’ un’alternativa ai servizi sanitari di tipo professionale, ma proprio per questo più economico, accessibile e democratico. Offre sostegno emotivo attraverso la rottura dell’isolamento e la condivisione reciproca. Permette una crescita personale e l’adattamento a quelle condizioni della nostra vita che percepiamo emotivamente stressanti. Rende chi vi partecipa protagonista attivo della ricerca del proprio benessere e di quello degli altri membri del gruppo, perché ognuno mette a disposizione degli altri le proprie capacità. Aumenta il potere e il controllo su noi stessi e sugli altri perché negli incontri di gruppo si ha la possibilità di scoprire risorse che non credevamo di possedere e quindi di attivarle. Inoltre il gruppo di auto-mutuo-aiuto è un’esperienza altamente coinvolgente che aumenta la propria autostima, attiva la nostra emotività e ci fornisce gli strumenti per utilizzarla al meglio nei rapporti con gli altri, favorendo anche la nascita di nuove amicizie.


    Perché partecipare ad un gruppo di auto-mutuo-aiuto.

    Perché è un’opportunità per stravolgere e modificare la tendenza all’isolamento e alla sensazione di imbarazzo e soggezione, trasformando e diventando un’occasione, una risorsa che ci permette di riconsiderare le scelte di vita fatte, nostro malgrado contro noi stessi, che spesso ripetono un “copione” di vita che non ci appartiene.


    Se pensi che questo tipo di esperienza possa interessarti, esserti di aiuto in questo momento della tua vita e possa spingerti a superare le tue attuali difficoltà contatta il CISP telefonando ai numeri 0622796355-0622796354.


    tratto da
    CLICCA QUA


    Edited by patroclotest - 13/9/2010, 20:51
     
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  2. alfonso1953
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    I GRUPPI DI AUTO - AIUTO: DOVE, COME E PERCHE’ Cosa sono, perché e come possono essere utili, a chi, come organizzarli: qualche linea guida di base di Tatiana Marconi. I gruppi di auto - aiuto sono dei piccoli gruppi di persone che condividono la stessa situazione di vita o le stesse difficoltà. Si costituiscono volontariamente per cercare di soddisfare un bisogno, superare un problema, ottenere un cambiamento in maniera reciproca.

    Non si utilizzano operatori professionali, se non per un ruolo definito e mai centrale, poiché la caratteristica dell’autonomia è fondamentale in un gruppo di supporto.

    "L’intento comune di tutti i gruppi di auto - aiuto è quello di trasformare coloro che domandano aiuto in persone in grado di fornirlo" (Martini, Sequi, 1988 ), aumentando la padronanza e il controllo sui problemi, in una parola, l ’ auto – efficacia dei partecipanti.

    Ecco quattro buoni motivi per costituire un gruppo di auto - aiuto:

    Per un supporto emotivo
    Per un sostegno informativo
    Per un aiuto materiale
    Per un’azione politico – sociale a difesa dei propri diritti.

    Ci sono diversi tipi di gruppi di auto - aiuto: quelli formati da persone che condividono un handicap o una malattia cronica, quelli costituiti da persone che vogliono cambiare una abitudine, un comportamento (ad esempio gli Alcolisti Anonimi), quelli organizzati da familiari di persone con gravi problemi, gruppi di persone che attraversano un periodo di crisi (un lutto, una separazione), o un periodo positivo ma che cambia radicalmente le loro vite (es. nascita di un figlio),o infine, persone che devono affrontare una situazione o un cambiamento che influisce sulle loro identità (es. al menopausa, il pensionamento).

    Nei gruppi di auto - aiuto le persone escono dal ruolo di consumatori, da una situazione di passività e diventano protagoniste, spesso dopo aver affrontato situazioni di grave disagio a cui i sistemi socio sanitari e politici non sono riusciti a dare una risposta sufficientemente rassicurante e adeguata, o magari non l’hanno data affatto. Conoscere persone che hanno attraversato o stanno attraversando le stesse difficoltà, fa sentire meno soli e aiuta a capire che sentimenti e reazioni che sembrano "cattivi" o "folli ", non sono affatto tali. Inoltre incontrare persone che hanno superato gli stessi problemi, o hanno trovato modi ottimali per affrontarli e gestirli può regalare speranza e ottimismo. Una delle funzioni dei gruppi di auto aiuto è proprio quella di "insegnare" ai membri strategie di fronteggiamento dello stress, per affrontarne nel miglior modo possibile le cause e le emozioni correlate.

    Si acquisiscono le competenze per avere il maggior controllo possibile sul problema, invece di esserne controllati.

    L’accento sulla parità dei membri rende tutti ugualmente responsabili dei risultati raggiunti e dei servizi forniti. Il clima è spontaneo ed informale, e il fatto di dare aiuto, oltre che riceverlo, aiuta a liberarsi dal senso di impotenza e di sfiducia in se stessi che spesso si prova in queste situazioni.

    In particolare nei gruppi di auto – aiuto formati da persone che condividono una malattia cronica, i componenti non si sentono più compatiti per la loro situazione, riescono ad "abbassare" le difese e ad esprimere non solo sentimenti di rabbia, di tristezza, ma anche orgoglio per essere riusciti a dare un senso alla propria vita nonostante il peso più difficile che portano con sé.

    Aiutare gli altri accresce la propria autostima, aumenta il livello di competenza interpersonale. La persona nota che riesce ad ottenere un equilibrio tra il dare e l’avere, e riproponendole ad altri, consolida quelle strategie di cambiamento che ha acquisito a sua volta.

    Questo è particolarmente importante per coloro che sono a volte costretti ad essere aiutati e a dipendere da altri, che così traggono fierezza, soddisfazione nel sostenere a loro volta altre persone, nel vedere che può anche dipendere da loro, sperimentando l’interdipendenza reciproca.

    Per i familiari di persone affette da una malattia cronica, il gruppo offre vari tipi di sostegno, che aiutano ad alleviare lo stress, o a chiarire dubbi e paure. Si va quindi dallo scambio di informazioni, all’ascolto e al supporto emotivo nei momenti di stanchezza e depressione, ma anche l’aiuto materiale, come ad esempio sostituzioni nel prendersi cura dell’ammalato e potersi così permettere una "vacanza dal problema" importanti per evitare di accumulare troppo stress. Questi gruppi si mobilitano anche per ottenere prestazioni che migliorino la qualità della vita dei loro cari.

    Vorrei ora proporvi qualche suggerimento pratico per l’organizzazione di un primo incontro di un gruppo di auto - aiuto.

    La prima cosa che si deve fare è verificare che non esistano altri gruppi di questo tipo nella propria zona. In questo tutti i lupetti sono facilitati: basta informarsi presso il Gruppo Italiano LES.
    Una volta accertata la mancanza di un’iniziativa del genere, mettete un annuncio sul giornalino dell’associazione o su giornali locali per contattare altre persone, create dei volantini semplici e chiari da distribuire nei reparti e negli ambulatori degli ospedali, iniziate insomma una specie di tam – tam.
    Cercate anche di trovare una sede, che magari sarà anche provvisoria, prestata per questo primo incontro. Sarebbe meglio che non ci si incontrasse in una casa: l’ambiente domestico è pieno di distrazioni, dal telefono che squilla, al vicino che suona alla porta, al ruolo di "padrone di casa" che inevitabilmente si farebbe sentire. Meglio un ambiente neutro, come un locale di un Ospedale (domandate alla Direzione Sanitaria e ai Primari dei reparti interessati), di un Centro sociale o di una associazione di volontariato che disponga di sufficiente spazio per ospitarvi. Potete anche rivolgervi direttamente al Comune di appartenenza.
    Bene, eccovi tutti riuniti.

    Disponete le sedie in cerchio, in modo da potervi guardare tutti in viso e cercate di cominciare all’ora fissata, senza ritardi.

    Iniziate presentandovi solo col vostro nome di battesimo, usando il "tu", dando una motivazione del perché avete voluto partecipare a questo incontro. Gioverà a ciascuno e aiuterà a creare tra di voi un legame di appartenenza. Può iniziare a parlare l’organizzatore del gruppo, chiarendo subito e con decisione alcuni punti:

    Che tutto ciò che verrà detto nel gruppo, nel gruppo rimarrà.

    Che chi non se la sente ancora di parlare, non è obbligato a farlo, non subirà alcuna pressione in tal senso, né verrà giudicato negativamente per questo motivo. Semplicemente "regalerà" le sue confidenze in un altro momento. Tutti hanno i propri tempi e le proprie necessità.

    Che nessuno verrà criticato per quello che fa o non fa, presente o assente che sia.

    Emergeranno bisogni, paure, problemi, ma anche proposte: sarebbe utile che a turno si tenesse un verbale della riunione, da riguardare e commentare alla fine dell’incontro, e da cui trarre spunti per stilare un ordine del giorno per la prossima volta e per promuovere attività "ad hoc" come gruppi di incontro medici – pazienti, linee "calde" telefoniche, incontri con legali per conoscere i propri diritti e farli valere, organizzare incontri informali, accostare nuovi membri.

    Durante la riunione evitate di mangiare, bere, soprattutto alcolici, e fumare. Potete riservarvi qualche minuto alla fine della riunione per discutere dove e quando dovrà riunirsi il gruppo la volta seguente (cercate di far passare al massimo solo due settimane!), se è il caso di concedervi un rinfresco prima o dopo la riunione, per sentire se c’è qualcuno che si offre volontario per svolgere il ruolo di facilitatore delle discussioni per la prossima riunione, ruolo che dovrà ruotare a turno, e che per questo primo incontro potrebbe svolgere chi di voi si è fatto promotore dell’iniziativa, per stabilire e discutere le norme da seguire, e per porvi alcune domande come:

    "Cosa credete che abbiamo conseguito oggi?

    Abbiamo seguito l’ordine del giorno? Se no, le diversioni sono state utili e rispondenti ai bisogni dei partecipanti?

    Quale fase della riunione ritenete sia andata nel modo migliore? Che cosa vorreste approfondire nelle riunioni future?

    Che cosa non è andato bene? Perché? Come potremo correggerlo nel futuro?

    E’ stata programmata un’adeguata procedura per verificare a posteriori se i suggerimenti che hanno ricevuto il generale sostegno saranno effettivamente applicati?

    Credi che qualcosa sia stata davvero ottenuta? Ti senti allo stesso modo o meglio?

    Hanno tutti avuto un’opportunità soddisfacente di esprimersi? Qualcuno è stato trascurato? La discussione è stata tenuta troppo a freno? E’ stato permesso di divagare troppo?" (Silverman, 1989)

    Alla fine dell’incontro concedetevi qualche minuto per tenervi per mano in silenzio. Ripetete questa semplice azione alla fine di ogni riunione.

    Può capitare di sentirsi un po’ giù di corda alla fine dell’incontro perché ci si è fatti carico dei problemi degli altri o magari si sono ascoltate storie cliniche più serie delle proprie. Non scoraggiatevi! Avete fatto il passo più importante e coraggioso: uscire da voi stessi e incontrare l’altro. Ora ne dovete compiere un altro e un altro ancora. Insieme. [/size]



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    Edited by patroclotest - 13/9/2010, 20:53
     
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  3. roberto14
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    ciao a tutti sono Roberto ho 56 anni e soffro di attacchi di panico . è un anno che assisto mia moglie che poverina ha una malattia importante autoimmune. mi rendo conto che sto cedendo chi puo' aiutarmi?
     
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2 replies since 18/2/2005, 10:08   3266 views
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