LEIDEN FATTORE V MUTAZIONE GRAVIDANZA

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  1. alfonso1953
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    FATTORE V LEIDEN MUTAZIONE GRAVIDANZA Sindrome di Leiden, resistenza alla proteina C attivata (APC), o mutazione Leiden del fattore V della coagulazione sono tutti sinonimi e si riferiscono alla più frequente causa ereditaria che predispone alla trombosi venosa profonda. La tromosi venosa si verifica quando una piccola quantità di sangue coagula all'interno di una vena aderisce alla sua parete impedendo in modo parziale o completo il flusso del sangue. Il coagulo prende il nome di trombo. La sindrome di Leiden è una patologia relativamente comune: solo in Italia sono circa 2.000.000 (3-4% della popolazione) i soggetti di portatori della mutazione. La malattia è causata dalla mutazione 1691GtoA o R506Q del gene del fattore V della coagulazione. La coagulazione del sangue e' un processo molto complesso che prevede l'intervento in successione di molti fattori (proteine) diversi, in una sorta di reazione a catena. Il fattore V, quando è attivo, ha l’effetto di promuovere la coagulazione del sangue. A sua volta il fattore V è "tenuto a bada " da un altro fattore, chiamata proteina C attiva, che funge quindi da anticoagulante. La mutazione di Leiden rende il fattore V meno sensibile alla proteina C attiva, e di conseguenza le persone che hanno questa mutazione hanno un rischio maggiore di trombosi rispetto alla popolazione generale. INDICAZIONI ALLA DIAGNOSI La resistenza alla proteina C attivata puo’ essere sospettata in soggetti giovani (con meno di 40 anni) che abbiano avuto episodi trombotici specie se ricorrenti o che presentino una storia familiare positiva per trombosi venosa profonda degli arti inferiori, embolie polmonari, tromboflebiti dei vasi superficiali e in donne che abbiano manifestato episodi trombotici durante la gravidanza o in seguito all’assunzione di contraccettivi orali. Solitamente vengono eseguiti prima gli esami biochimici, quindi, poiché esiste un test genetico per la sindrome di Leiden e la mutazione e’ facilmente identificabile con tecniche di genetica molecolare, si procede alla ricerca della mutazione per la conferma della diagnosi. Considerando che la modalita' di trasmissione ereditaria e' di tipo autosomico dominante, le persone affette hanno una possibilità su due di trasmettere la malattia ai figli indipendentemente dal sesso. Nell'ipotesi un individuo risulti portatore della mutazione, è opportuno estendere l'indagine ai familiari perché si possano sottopore a controlli ed evitino gli altri fattori di rischio per la trombosi. Poiche' in circa la metà degli episodi trombotici vi sono fattori di rischio associati quali:
    - la gravidanza, (durante la gravidanza e’ possibile che si verifichino episodi di trombosi venosa profonda, in presenza della mutazione del fattore V, tale mutazione sembra
    anche essere responsabile di un’aumentata incidenza di aborti spontanei, durante il
    primo trimestre di gestazione.) - gli interventi chirurgici e una prolungata immobilità, - l’uso della pillola anticoncezionale o di terapia estroprogestinica sostitutiva, i soggetti che rientrano in una di queste categorie, dovrebbero considerare l’ipotesi di sottoporsi a tale test. Scheda a cura di: Dr. Alessandra Argusti FATTORE V LEIDEN
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    Edited by alfonso1953 - 1/6/2011, 15:40
     
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  2. alfonso1953
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    Fattore V di Leiden Valutazione genetica del rischio di patologie cardiovascolari mediante analisi di mutazione del gene del Fattore V di Leiden. Il fattore V attivato è un cofattore essenziale per l'attivazione della protrombina (fattore II) a trombina. Il suo effetto pro-coagulante è normalmente inibito dalla Proteina C attivata che taglia il fattore V attivato in tre parti. Un sito di taglio è localizzato nell'aminoacido arginina alla posizione 506. Una mutazione del gene che codifica per il fattore V, a livello della tripletta nucleotidica che codifica per l'arginina in 506 ( nucleotide 1691), con sostituzione di una G (guanina) con una A ( adenina), comporta la sostituzione dell'arginina con un altro aminoacido, la glutammina che impedisce il taglio da parte della Proteina C attivata. Ne consegue una resistenza alla proteina C attivata (APC) nei test di laboratorio ed una maggiore attività pro-coagulante del fattore V attivato che predispone alla trombosi. Tale variante G1691A è definita variante di Leiden (località in cui fu scoperta), ed ha una frequenza genica dell’ 1,4-4,2% in Europa con una frequenza di portatori in eterozigosi in Italia pari al 2-3%, mentre l’omozigosità per tale mutazione ha un’incidenza di 1:5000. I soggetti eterozigoti hanno un rischio 8 volte superiore di sviluppare una trombosi venosa, mentre gli omozigoti hanno un rischio pari ad 80 volte. Tale evento trombotico è favorito in presenza di altre condizioni predisponenti quali la gravidanza, l'assunzione di contraccettivi orali (rischio aumentato di 30 volte negli eterozigoti e di alcune centinaia negli omozigoti), gli interventi chirurgici. In gravidanza una condizione genetica di eterozigosi per il Fattore Leiden è considerata predisponente all'aborto spontaneo, alla eclampsia, ai difetti placentari , alla Sindrome HELLP (emolisi, elevazione enzimi epatici, piastrinopenia).
    Tali manifestazioni sarebbero legate a trombosi delle arterie spirali uterine con conseguente inadeguata perfusione placentare. I soggetti portatori di mutazione del Fattore V di Leiden dovrebbero pertanto sottoporsi a profilassi anticoagulativa in corso di gravidanza o in funzione di interventi chirurgici ed evitare l'assunzione di contraccettivi orali.

    Riepilogo informazioni sulla patologia:

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    Edited by patroclotest - 22/9/2010, 14:28
     
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